RASSEGNA STAMPA

La Repubblica - Bolzaneto, quasi un colpo di spugna

Genova, 15 luglio 2008

Bolzaneto, quasi un colpo di spugna
Assolti 30 dei 45 imputati per le violenze sui dimostranti. Lievi le 15 condanne
La sentenza dopo 11 ore di camera di consiglio Sorpresa e lacrime fra le parti civili
MASSIMO CALANDRI

GENOVA - Non fu tortura, quella di Bolzaneto. Nessuna crudeltà, sevizia, abiezione. Ieri sera il tribunale di Genova ha cancellato tre giorni e tre notti di soprusi e violenze ai danni di 209 manifestanti fermati durante il G8 del luglio 2001. Dopo undici ore di camera di consiglio è arrivata una sentenza sorprendentemente mite: solo 15 dei 45 imputati sono stati condannati a pene che complessivamente non raggiungono i 24 anni. I giudici hanno riconosciuto un generico abuso di autorità sui detenuti ed alcuni singoli episodi di violenza: il vice-questore Alessandro Perugini – che le telecamere di tutto il mondo avevano anche immortalato mentre prendeva a calci in faccia un adolescente davanti alla questura – è stato condannato a due anni e quattro mesi di reclusione, pena condonata grazie all´indulto. Un anno e due mesi per Giacomo Toccafondi, il medico protagonista di tante visite umilianti: la procura aveva chiesto tre volte tanto. Massimo Pigozzi, il poliziotto che lacerò la mano di un no-global divaricandogli le dita, paga con tre anni e due mesi di prigione. Cinque anni all´ispettore di polizia Biagio Gugliotta, considerato il principale responsabile delle vessazioni cui sarebbero stati sottoposti molti manifestanti: è lui, secondo il tribunale, che obbligò i prigionieri a restare per ore in piedi con le braccia alzate o in posizioni vessatorie come quella del "cigno". Per la maggior parte degli accusati – generali, funzionari di polizia, ufficiali dell´Arma, guardie carcerarie, militari, agenti, medici – sono intervenute due formule: «non aver commesso il fatto» e «il fatto non sussiste». Nei casi più chiari sono invece mancate precise identificazioni. I giudici hanno però riconosciuto che complessivamente i fermati furono trattati in violazione della legge, e per questo motivo hanno punito anche i ministeri di appartenenza dei condannati – Interni e Giustizia ma non Difesa, perché i carabinieri alla sbarra sono stati assolti - ad un risarcimento che in tutto supera i due milioni di euro. Le vittime chiedevano però quindici milioni circa.
Sorpresa e lacrime di rabbia tra le parti civili e il pubblico che ieri sera ha affollato l´aula-bunker del tribunale genovese. «Vergogna!», ha sussurrato, gli occhi lucidi per l´emozione, una giovane spagnola che era tra le vittime di sette anni fa. I pubblici ministeri Patrizia Petruzziello e Vittorio Ranieri Miniati hanno «preso atto» della decisione, non senza un´evidente amarezza. «E´ stata comunque riconosciuta la responsabilità di parecchi imputati, e il generale clima di abusi». Secondo i giudici non sono però state evidenziate violazioni alla Convenzione internazionale dei diritti dell´uomo. Ai prigionieri sono stati somministrati cibo ed acqua, a differenza di quanto sostenuto dall´accusa. E non sono state provate la crudeltà e l´abiezione di alcuni comportamenti denunciati.
«In questa sentenza c´è un evidente messaggio politico», ha commentato Laura Tartarini, uno degli avvocati dei no-global: «Mettere la gente al muro ed obbligarla a cantare "Viva il Duce" o "Viva Pinochet", non è un motivo abietto e futile. Ed è una valutazione sorprendente, perché il tribunale ha recentemente parlato di futilità giudicando le zuffe tra ultrà del calcio. Ma evidentemente gli standard probatori per condannare dei poliziotti sono diversi – e molto più alti – rispetto a quelli dei normali cittadini». Non la pensa così Alessandro Vaccaro, legale di alcuni accusati: «Ci sono stati fatti penalmente rilevanti, è vero. Ma fatti specifici. Abbiamo dimostrato che Bolzaneto non era un lager».